Think big, design small, work hard, let’s create together
Il mio è un piccolo studio indipendente, dedicato a progetti che richiedono un’attitudine creativa. È piccolo perché voglio seguire ognuno dei miei clienti personalmente e con cura.
Il committente, il brief e le caratteristiche del sito sono le basi sui cui formo ogni mio progetto. Questo fa sì che ogni lavoro sia pensato esattamente “su misura”, ecco perché nessun mio lavoro è uguale all’altro.
“Lo stile è una trappola”, non credo tanto ad una particolare formula estetica da ripetere a priori ma perseguo la coerenza attraverso un processo razionale. L’approccio umanistico, a cui non rinuncio mai, aggiunge un’anima. Anche se poi, appena il progetto e il budget lo consentono, mi piace utilizzare le nuove tecnologie come strumento di supporto narrativo (e non come fine).
Mi piace guardare (e far guardare) alle cose che abbiamo sotto gli occhi con sguardo diverso.
Nei miei lavori sono alla ricerca di una sensazione, qualcosa che ogni volta possa anche andare oltre le idee di partenza del cliente, che produca un risultato nuovo che stimoli e che faccia riflettere. Pur mantenendo costante l’attenzione alle necessità del cliente, che siano concettuali o di budget.
Mi riesce istintivo captare in anticipo ciò che è nell’aria, e questo mi aiuta molto quando lavoro come direttore artistico ma anche nei singoli progetti.
Quando ristrutturo un appartamento, penso che sia indispensabile saper ascoltare la voce – a volte sottile, a volte più evidente – dello spirito di un luogo (il genius loci).
Quando lavoro ad un allestimento, per quanto possibile, stimolo il coinvolgimento del visitatore in un ruolo attivo di azione o di riflessione, sempre in chiave positiva.
Questo accade nei lavori di cui ricevo incarico così come in quelli che fanno parte della mia ricerca personale legata al design sociale, pubblico e della relazione. Da alcuni anni ormai, mi dedico alla ricerca di un atteggiamento progettuale positivo che faccia riscoprire l’etica, base di ogni vero approccio ecologico (da cui l’eticologia). Credo in alcune azioni che noi architetti possiamo portare avanti per stimolare un nuovo umanesimo.
La mia attività è rivolta soprattutto all’architettura di interni e all’allestimento, ma non ha limiti così definiti, mi piace esplorare i confini limitrofi, discipline diverse, perché le idee non amano stare in spazi ristretti.
Considero il lavoro dell’architetto un processo di dialogo, di relazione e di regia. Collaboro con un consolidato e affidabile network di specialisti (geometri, ingegneri, artigiani, illuminotecnici, ecc…) e, quando necessario, esperti e consulenti scelti vengono coinvolti nelle diverse fasi del progetto. Questa organizzazione mi permette di creare, con la fondamentale elasticità, la squadra più adatta ad ogni occasione.
Think big, design small, work hard, let’s create together
I own a small independent studio where the focus is on projects which require creative skills. It was my choice to open a small studio because I want to take care of my clients personally. The client, the brief and the characteristics of the site are the foundations on which I lay my project. This means that every project is customized, and no project is ever the same.
“Style is a trap” – I do not believe that we could repeat a specific aesthetic model a priori. However, I pursue coherence through a rational process. The humanistic approach, which is essential in all my works, adds the soul to the project. Nonetheless, I love to use new technologies to strengthen the story (not as an end) where the project and the budget allow it,
I love to look (and push others to look) at things that we have under our eyes with a different angle. In my works, I am always looking for an emotion, an element which could go further than the initial idea of the client, one that could produce a new result and ignite the thinking process. Of course, the needs of the client, both conceptually and financially, are always taken into careful consideration. I instinctively understand what will become a trend and this helps me both as artistic director and as an architect in my projects as well.
When I refurbish an apartment, I listen to the voice – sometimes gentle, sometimes stronger –of the spirit of the place (genius loci). When I work on a setting, I encourage as far as possible the participation of the visitors with a positive and active role requiring either action or thought from them.
This is what happens when I get a new job or during my personal research linked to social, public and relational design. It’s been a few years now and my efforts have been dedicated to the research of a positive, project-oriented approach to rediscover ethics as a basis for a true ecologic essence (from which derives ethicology). I believe that there are actions that architects can promote to stimulate a new humanism.
My activity is mainly focused on interior architecture and settings, although it does not own specific limits. I love to explore what goes on abroad or in other disciplines as ideas do not live in confined spaces.
I consider the work of an architect as a dialogue, a relation, a “film set”. I collaborate with a solid network of professionals (surveyors, engineers, artisans, light technicians etc…), but more experts and consultants are involved in the different phases of the project. This type of organization allows me to create the best team for each situation with extreme flexibility.
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